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A 80 anni da Hiroshima, PEFC coltiva memoria e speranza con gli Hibakujumoku, gli alberi della pace

A 80 anni da Hiroshima, PEFC coltiva memoria e speranza con gli Hibakujumoku, gli alberi della pace
A 80 anni da Hiroshima, PEFC coltiva memoria e speranza con gli Hibakujumoku, gli alberi della pace, foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa

A tenere viva la memoria ci sono gli Hibakusha, cioè i sopravvissuti alle esplosioni atomiche, ma a promuovere il messaggio di pace e il contrasto ad ogni forma di violenza ci sono anche gli Hibakujumoku, ovvero gli alberi sopravvissuti ai bombardamenti. Nel nostro Paese, PEFC Italia insieme all’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza”, ne curano la coltivazione come simbolo di consapevolezza e riflessione.  In Italia sono 51 gli esemplari messi a dimora.

Il 6 agosto 1945 il mondo è scosso dalle drammatiche conseguenze del lancio delle bombe atomiche americane sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Una tragedia che segnerà per sempre un popolo, ma anche una data irreversibile per la storia dell’intera umanità.

Sono trascorsi 80 anni e, come per ogni tragedia che la storia ci ha purtroppo fatto conoscere, è fondamentale non dimenticare, affinché dagli errori del passato si sappiano trarre gli insegnamenti per non ripeterli. Proprio per questo, per mantenere viva la memoria di chi ha subito l’atroce realtà delle armi nucleari, nasce l’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo composta dagli Hibakusha, ovvero i sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate sulle città di Hiroshima e Nagasaki nell’agosto 1945.

Per la sua attività ed il messaggio di pace che vuole trasmettere, l’organizzazione ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2024, consegnatogli lo scorso dicembre a Oslo.

Con il passare del tempo, purtroppo, gli Hibakusha, che hanno saputo trasformare la loro dolorosa esperienza in campagne educative diffuse per contrastare le armi nucleari in tutto il mondo, non saranno più presenti per narrare direttamente la loro storia.

Se in Giappone le nuove generazioni stanno già raccogliendo il testimone, nel resto del mondo questo ruolo lo stanno assumendo anche gli alberi, o meglio: gli Hibakujumoku.

A spiegarlo è PEFC Italia, ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, che ogni anno si impegna a diffondere il messaggio di pace e speranza contro le armi nucleari distribuendo questi Hibakujumoku.

Immagine per gentile concessione dell’Ufficio Stampa

Il termine giapponese – composto da hibaku ovvero “bombardato, esposto a radiazione nucleare”, e jumoku, cioè, “albero” o “bosco” – è coniato per indicare un albero che esposto ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e sopravvissuto, oppure rigermogliato dalle medesime radici.

Gli Hibakujumoku sono quindi alberi unici, simbolo di speranza e resilienza, cresciuti sul terreno nel raggio di 2 km dall’epicentro dell’esplosione nucleare (area destinata a rimanere senza vegetazione per decenni, secondo gli scienziati di allora). Oggi sono 160 gli alberi, classificati in più di 30 specie, ufficialmente registrati come hibakujumoku e identificati da un contrassegno univoco, da cui vengono raccolti i semi che daranno vita alle nuove piantine affidate in tutto il mondo.

L’idea è nata nel 2011 con la fondazione della Green Legacy Hiroshima (GLH), organizzazione di volontariato che svolge un ruolo fondamentale nella raccolta e distribuzione globale dei semi degli Hibakujumoku, promuovendo la consapevolezza e la riflessione sulle conseguenze delle armi nucleari e sull’importanza del rapporto tra natura e umanità.

Dal 2020 PEFC Italia e l’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza-Biodiversità Nonviolenta”, attiva in circa 30 Paesi svolgendo attività sociali di base e sviluppando campagne internazionali, propongono gli Hibakujumoku come “Alberi della Pace”.

Le due associazioni curano per l’Italia sia la raccolta dei semi dalle piante madre a Hiroshima – germinati e fatti crescere presso l’Orto botanico di Perugia grazie ad una convenzione con il Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi di Perugia, – che le richieste di affidamento di questi giovani alberi sviluppati in Italia.

Ogni anno PEFC Italia e “Mondo senza guerre e senza violenza” distribuiscono circa 10 alberi nati dai semi degli Hibakujumoku, affidati alle cure di organizzazioni, scuole e istituzioni che si sono distinte per progetti e attività a favore della pace, dell’ambiente e della inclusione sociale.

Antonio Brunori, Segretario Generale di PEFC Italia, ha voluto sottolineare e ricoradre come “Questi alberi, testimoni silenziosi di una tragedia che segna indelebilmente il percorso dell’umanità, portano messaggi oggi più che mai necessari, soprattutto considerando i drammatici conflitti attualmente in corso nel mondo.

A 80 anni dal lancio della bomba atomica, gli Hibakujumoku sono un monito vivente contro la guerra e l’uso di armi di distruzione di massa ma anche la ferma dimostrazione della forza e della capacità di rinascita insita nella natura

Attraverso il ricordo degli Hibakusha e la simbolica sopravvivenza degli Hibakujumoku, il mondo continua a imparare le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, lavorando verso un futuro senza armi nucleari e pieno di speranza”.

Marco Bussone, Presidente PEFC, ha aggiunto: “Costruiamo la Pace anche con un nuovo approccio agli ecosistemi, fermando deforestazione e sfruttamenti illegali di superfici forestali, generando nuovi legami, in Italia, tra chi produce e chi consuma i beni pubblici naturali. Percorsi che intrecciano in modo nuovo il Capitale umano e il Capitale naturale”.

Ad oggi, in Italia si contano 51 alberi Hibakujumoku, da nord a sud, su tutto il territorio nazionale. Leggi qui dove, dal 2020 ad oggi.

Luca Malgeri

Giornalista, laureato in Scienze Politiche, svolge la professione con passione, curiosità e il desiderio costante di conoscere e informare. Per quasi venti anni ha collaborato con la Tattilo, casa editrice che ha fatto della poliedricità il suo punto di forza, affrontando temi diversificati. Negli ultimi anni, seguendo l’evoluzione del settore, ha abbracciato il giornalismo online, concentrandosi su tematiche quali ambiente, sostenibilità e benessere degli animali. Il calcio rappresenta una delle sue più grandi passioni, che non solo segue da tifoso, ma continua a praticare con entusiasmo, nonostante l’inesorabile passare degli anni. Ama la famiglia, la vita attiva, le passeggiate, il buon cibo e vivere la natura. malgeri.greenplanetnews@gmail.com
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