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I ghiacciai delle Alpi europee rischiano di perdere metà del loro volume da qui al 2050

I ghiacciai delle Alpi europee rischiano di perdere metà del loro volume da qui al 2050
I ghiacciai delle Alpi europee rischiano di perdere metà del loro volume da qui al 2050, foto di Adrian Lang da Pexels

La previsione ottimistica parla di un terzo del volume, ma solo se da oggi cessasse il riscaldamento climatico. Una previsione più realistica ci porta a pensare che il volume dei ghiacciai presente nelle Alpi europee è destinato a diminuire quasi della metà.

Seppure potessimo ottimisticamente pensare di mettere fine e di interrompere immediatamente il riscaldamento climatico, in ogni caso, nel 2050, quindi tra soltanto 26 anni, dovremo verificare di avere perso almeno il 34% del volume dei ghiacciai presente nelle Alpi europee.

Una previsione per nulla beneaugurante risultato di un nuovo modello informatico sviluppato da scienziati della Facoltà di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Losanna, in collaborazione con l’Università di Grenoble e l’Università di Zurigo.

Uno scenario, sviluppato con l’uso di algoritmi di apprendimento automatico e dati climatici e glacologici, che mostra come i ghiacciai subiscano perdite a causa dei fenomeni di inerzia nel sistema clima-ghiacciaio. Questa previsione, la più ottimistica possibile, è comunque molto lontana dalla realtà futura, poiché le emissioni di gas serra continuano ad aumentare a livello globale.

Destinata a sparire più della metà del volume di ghiaccio

Un’altra proiezione più realistica dello studio dimostra che senza cambiamenti o misure drastiche, se la tendenza di fusione degli ultimi 20 anni continua, quasi la metà (46%) del volume di ghiaccio delle Alpi sarà effettivamente scomparsa entro il 2050. Questo numero salirebbe addirittura al 65% se si estrapolano i dati degli ultimi dieci anni.

Da oggi al 2050, un futuro pieno di interrogativi per i ghiacciai delle Alpi europee

A differenza dei modelli tradizionali, che proiettano stime per la fine del secolo, il nuovo studio, pubblicato su Geophysical Research Letters, propone una scadenza a breve termine, consentendo una proiezione più facile e, di conseguenza, favorendo l’azione.

Quanti anni avranno i nostri figli nel 2050? Ci sarà ancora neve nel 2038, possibile data per l’organizzazione dei Giochi olimpici in Svizzera? Queste stime sono tanto più importanti quanto la scomparsa di chilometri di ghiaccio avrà conseguenze marcate sia per la popolazione che per le infrastrutture, o ancora per le riserve d’acqua.

I dati utilizzati per costruire gli scenari si fermano al 2022, un anno seguito da un’estate eccezionalmente calda. È quindi probabile che la situazione sia ancora peggiore di quanto presentato“, illustra Samuel Cook, ricercatore all’Università di Losanna e primo autore dello studio.

L’intelligenza artificiale potenzia i modelli

Le simulazioni sono state realizzate con l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale. Gli scienziati hanno utilizzato metodi di apprendimento profondo per addestrare il loro modello ai concetti di fisica e lo hanno alimentato con dati climatici e glaciologici reali.

Il machine learning sta rivoluzionando l’integrazione dei dati complessi nei nostri modelli. Questa fase essenziale, precedentemente notoriamente complicata e onerosa in termini di risorse di calcolo, diventa ora più precisa ed efficiente“, spiega Guillaume Jouvet, professore alla Facoltà di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Losanna e co-autore dello studio.

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