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Instagram, è tutto oro quello che luccica?

Instagram, è tutto oro quello che luccica?
Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Su Instagram spopolano profili e blog che promuovono un’alimentazione sana e uno stile di vita sportivo, consigliando diete e regimi di allenamento agli altri utenti. Sebbene possa sembrare inverosimile, non sempre questi suggerimenti hanno l’effetto sperato e a volte possono risultare addirittura dannosi per la salute mentale e fisica di coloro che sono dall’altra parte dello schermo.

Un recente studio della University College of London ha trovato un significativo collegamento fra l’utilizzo di Instagram e l’ortoressia nervosa. Si tratta di una condotta alimentare che si manifesta principalmente attraverso l’ossessione patologica per il mangiare sano.

Sebbene non esista una definizione universalmente accettata né criteri diagnostici certi, tale condizione causa di solito pensieri e comportamenti ossessivi riguardanti il cibo, la sua selezione, la sua preparazione e il suo consumo. Non di minore importanza è l’isolamento sociale che tale patologia può causare, dovuto al costante tentativo di rispettare le regole alimentari che ci si è imposti e che rendono difficile mangiare fuori o a casa di qualcun altro.

Sembrano esserci anche notevoli somiglianze fra il comportamento dei soggetti che soffrono di ortoressia e quello di coloro affetti da anoressia e disturbo ossessivo – compulsivo: l’elevato perfezionismo, il senso di colpa quando non si riesce a rispettare le regole alimentari autoimposte, il bisogno di controllo, i rituali e i pensieri intrusivi.

Ovviamente non tutti coloro che utilizzano Instagram incorrono in disturbi di tale portata, ma è stato documentato che sono in molti, soprattutto donne, a presentare carenze di sostanze nutritive importanti a causa delle diete che sono di moda sui social network e che impongono di eliminare dalla propria alimentazione ingredienti fondamentali quali glutine, cereali, zucchero o latticini.

La carenza di sostanze nutritive e minerali importanti può causare problemi molto gravi per la salute, che vanno da stanchezza, problemi muscolari e debolezza delle ossa fino all’indebolimento del sistema immunitario e, in alcuni casi, addirittura all’infertilità.

La Royal Society for Public Health ha inoltre condotto un sondaggio su 1500 cittadini britannici per valutare l’impatto di cinque social media (Youtube, Facebook, Twitter, Snapchat e Instagram) sulla salute e il benessere mentale dei giovani. Instagram è risultato essere il peggiore, dal momento che sono in molti a dichiarare di sentirsi più depressi e soli dopo aver usato questa app.

Ciò dipende in gran parte dal fatto che si tratta di un social media dove l’attenzione si focalizza particolarmente sull’immagine e l’aspetto fisico, causando molto spesso sensazioni di ansia e inadeguatezza nei ragazzi, che non si sentono all’altezza dei modelli che vengono loro offerti.

Impossibile, alla luce di queste ricerche, non domandarsi come possa un social network influenzare così tanto la salute, sia mentale che fisica, dei propri utenti. La risposta è da ricercare nella tendenza, sempre più diffusa, a seguire i consigli e lo stile di vita dei cosiddetti “influencer”, individui così in grado di condizionare l’opinione degli altri da essere considerati spesso al di sopra degli esperti.

Spesso le persone preferiscono affidarsi alle notizie e ai consigli che circolano sui social network piuttosto che a professionisti. Il problema è, in primo luogo, che molto di ciò che viene mostrato quotidianamente su Instagram è solamente la parte di vita delle persone che esse decidono di condividere con il mondo.

Non è detto che tutti coloro che promuovono uno stile di vita sano prestino sempre attenzione al proprio cibo o pratichino sport regolarmente come dicono. Non tenere a mente questo può spingerci a cercare di imitare modelli di comportamento che non sono sostenibili e potrebbero risultare dannosi per il nostro benessere complessivo. Il problema, dunque, possiamo concludere, non è Instagram ma, come in tante altre cose, dell’utilizzo errato e compulsivo a cui ci indirizziamo sempre e solo tramite la nostra volontà.

Foto: PIXABAY

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