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La pizza “Mano de Dios”, una dedica a Maradona e al suo genio e tesa a chi ha bisogno

La pizza “Mano de Dios”, una dedica a Maradona e al suo genio e tesa a chi ha bisogno
La pizza “Mano de Dios”, una dedica a Maradona e al suo genio e tesa a chi ha bisogno, foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa PK Communication

Una simpatica, romantica ed apprezzata iniziativa, che arriva da una famiglia che negli anni si è sempre mostrata attenta all’aiuto a chi soffre e a chi ha bisogno.

Appassionati e tifosi di calcio quando sentono parlare de la “Mano de Dios” sanno benissimo a cosa ci si riferisce. Campionati mondiali di Messico, partita Argentina-Inghilterra, clima rovente per le vicende legate alla guerra delle isole Falkland. Palla lanciata in aria, il portiere esce, ma Diego Maradona, non arrivando con la testa la tocca con la mano anticipando l’estremo difensore con la palla che va in rete.

L’arbitro non se ne accorge. Maradona convince i compagni ad esultare con lui “sennò l’arbitro non lo convalida”, dice loro.

Un gol irregolare, un gesto sicuramente furbo e da stigmatizzare, ma è proprio lì che viene fuori il genio. Il fuoriclasse argentino giustifica invocando appunto la “Mano de Dios”, un aiuto divino per l’Argentina, anche per quanto era successo nelle Falkland.

Se ne è parlato e se ne continua a parlare, si sono scritti libri e prodotti film. Ebbene, al culto popolare per la “Mano de Dios” si aggiunge adesso una novità. La propone Ciro di Maio, pizzaiolo originario di Frattamaggiore, nel napoletano, che oggi ha aperto a Brescia la sua “SanCiro”, una pizzeria fucina di progetti sociali.

Il mito di Maradona a Napoli lo si vive quotidianamente ed ogni angolo della città non fa nulla per dimenticarlo. Ciro, da buon napoletano, idolatra Maradona e ha deciso che nel suo menù non poteva mancare una pizza che ricordasse “el pibe de oro”.

“Mano de Dios”, innovativa ma con gli ingredienti della tradizione

Nasce così la pizza, la “Mano de Dios”. Questa ha la forma di una mano che tiene sul palmo un’enorme e succosa mozzarella di Bufala Campana dop di Mondragone, che viene decorata con una scarpetta di pomodorini datterini e olio dop.

Foto per gentile concessione dell’Ufficio Stampa PK Communication

Ciro ha presentato sui social la propria idea con un video nel quale racconta in napoletano la propria creatura, in pochi minuti ha ricevuto centinaia di like ed è diventato virale, come peraltro è capitato anche ad altri video di Ciro.

Amo Napoli, amo Frattamaggiore, amo la mia terra, amo Maradona e per questo ho deciso di creare questa pizza, per dedicarla alla mia gente e a chi ama la pizza”, dice Ciro di Maio, orgoglioso della propria creatura.

Va detto che l’idea piace e in molti vogliono provare e degustare la simpatica iniziativa culinaria di Ciro. Lui spiega a tutti i clienti le sue motivazioni: “La mozzarella sul palmo della mano è come il mondo, come se il mondo stesso fosse capace di esser bloccato dalla Mano de Dios, dalla mano di Maradona che tutti abbiamo amato”.

Ciro Di Maio e la sua famiglia, da sempre attenti a chi ha bisogno e chi soffre

Dietro a questa simpatica proposta culinaria c’è in realtà molto di più. Una storia di solidarietà ed attenzione a chi soffre da sempre faro guida nei comportamenti della famiglia di Ciro. Pizzaiolo classe 1990 arriva nel 2015 a Brescia dove apre il ristorante “SanCiro”. Il nome del locale è un omaggio ai nonni di Ciro, sia dal lato materno che paterno, figure fondamentali nella sua vita.

Suo padre, in particolare, ha dedicato il suo tempo al volontariato e all’aiuto dei giovani tossicodipendenti, collaborando con una comunità per offrire loro una possibilità di uscire dalla droga e ricostruire una vita migliore.

Ciro si considera oggi un privilegiato e ha deciso di offrire ai meno fortunati la possibilità di trovare lavoro. Nei primi mesi del 2023, infatti, ha insegnato l’arte della pizza ai detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia, grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia, e sostenuto dalla direttrice del carcere, Francesca Paola Lucrezi.

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