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Regno Unito, Canada e Australia riconoscono lo Stato di Palestina. Ben-Gvir: “Allora annettiamo la Cisgiordania”

(Adnkronos) – Regno Unito, Canada e Australia riconoscono lo Stato di Palestina. "Oggi, per ravvivare la speranza di pace per i palestinesi e gli israeliani e una soluzione a due Stati, il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina", ha scritto in un post su X il premier britannico Keir Starmer annunciando il riconoscimento dello Stato palestinese da parte del Regno Unito.  Nel video di sei minuti allegato al post, Starmer afferma che il riconoscimento dimostra sia al popolo israeliano che a quello palestinese che può esserci un "futuro migliore". "Questa soluzione non è una ricompensa per Hamas, perché significa che Hamas non potrà avere alcun futuro, alcun ruolo nel governo, alcun ruolo nella sicurezza. Abbiamo già prescritto e sanzionato Hamas, e andremo oltre. Ho dato istruzioni affinché nelle prossime settimane vengano sanzionate altre figure di Hamas – ha spiegato – Chiediamo nuovamente al governo israeliano di revocare le inaccettabili restrizioni alla frontiera, di porre fine a queste tattiche crudeli e di consentire l'afflusso degli aiuti". "Con le azioni di Hamas, l'escalation del conflitto da parte del governo israeliano e l'accelerazione della costruzione di insediamenti in Cisgiordania, la speranza di una soluzione a due Stati sta svanendo, ma non possiamo lasciare che quella luce si spenga – ha continuato Starmer – Ecco perché stiamo costruendo un consenso con i leader della regione e oltre, attorno al nostro quadro per la pace". "La decisione del Regno Unito è un passo verso una pace giusta e duratura", ha commentato il presidente palestinese Mahmoud Abbas in un comunicato diffuso dal suo ufficio. Anche il Canada ha annunciato il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese. "Il Canada riconosce lo Stato di Palestina e offre la nostra partnership nella costruzione della promessa di un futuro di pace per lo Stato di Palestina e lo Stato d'Israele", ha scritto il premier Mark Carney in un post su X. Stesso passo dall'Australia. "L’Australia riconosce le legittime e storiche aspirazioni del popolo palestinese a uno Stato proprio", l'annuncio del primo ministro Anthony Albanese, seguendo la decisione assunta da Regno Unito e Canada. In una lettera pubblicata su X, Albanese ha sottolineato che "il presidente dell’Autorità Palestinese ha ribadito il riconoscimento del diritto di Israele a esistere e ha fornito impegni diretti all’Australia, inclusi quelli di tenere elezioni democratiche e di attuare significative riforme nella finanza, nella governance e nell’istruzione". Il premier ha poi aggiunto che "l’organizzazione terroristica Hamas non deve avere alcun ruolo in Palestina". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua netta opposizione a qualsiasi iniziativa che miri al riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese, annunciando che porterà questa posizione anche alle Nazioni Unite. "La creazione di uno Stato palestinese metterebbe in pericolo la sopravvivenza di Israele", ha detto Netanyahu. "Dovremo combattere, sia all’Onu che in tutte le altre sedi, contro la falsa propaganda che ci viene rivolta e contro gli appelli a uno Stato palestinese, che metterebbe a rischio la nostra esistenza e rappresenterebbe un assurdo premio al terrorismo – ha sottolineato il premier durante la riunione di governo – la comunità internazionale sentirà la nostra voce su questo tema nei prossimi giorni". In risposta al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Regno Unito, Canada e Australia, il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, esponente dell'estrema destra, ha detto che servono "contromisure immediate". Ben-Gvir, rilanciano i media israeliani, intende sollevare la questione dell'annessione della Cisgiordania alla prossima riunione di governo. Il ministro chiede "l'imposizione immediata della sovranità" in Cisgiordania "e lo smantellamento completo dell'Autorità palestinese".  Il ministero degli Esteri israeliano ha avvertito che il "riconoscimento unilaterale" dello Stato palestinese da parte di Londra e di altri Paesi "destabilizza la regione". "Israele respinge categoricamente la dichiarazione unilaterale di riconoscimento di uno Stato palestinese fatta dal Regno Unito e da alcuni altri Paesi… Questa dichiarazione non promuove la pace, ma al contrario destabilizza ulteriormente la regione e mina le possibilità di raggiungere una soluzione pacifica in futuro", si legge nel comunicato diffuso dal ministero. La ministra palestinese per gli Affari esteri, Varsen Aghabekian Shahin, ha commentato che "il riconoscimento dello Stato di Palestina è un passo irreversibile che preserva la soluzione dei due Stati e ci avvicina all’indipendenza e alla sovranità". "Ora è il momento. Domani è una data storica su cui dobbiamo costruire. Non è la fine – ha aggiunto – È una mossa che ci avvicina alla sovranità e all’indipendenza. Forse non fermerà la guerra domani, ma è un passo avanti, su cui dobbiamo costruire e che dobbiamo amplificare". Shahin ha sottolineato che "questo riconoscimento non è certo simbolico. È un passo pratico, tangibile, irreversibile che i Paesi devono compiere se credono davvero nella soluzione dei due Stati". La ministra ha accusato Israele di non avere alcuna intenzione di negoziare, ricordando le parole di Netanyahu secondo cui "non ci sarà mai uno Stato palestinese" e la cerimonia di inaugurazione di un nuovo insediamento in Cisgiordania che "taglierebbe fuori le comunità palestinesi del nord da quelle del sud". Shahin ha infine invocato "pressione politica su Israele che si trasformi in misure economiche per chiamarlo alle sue responsabilità e proteggere il popolo palestinese. Oggi Gaza brucia. Oggi Gaza è distrutta. Oggi a Gaza le persone vengono sistematicamente uccise". Mahmoud Mardawi, alto esponente di Hamas, ha salutato le decisioni di diversi Paesi occidentali – in ultimo Gran Bretagna, Canada e Australia – di riconoscere lo Stato palestinese definendole "una vittoria per i diritti del popolo palestinese e la legittimità della nostra causa". "Inviano un messaggio chiaro: non importa fino a che punto l’occupazione (Israele, ndr) arrivi con i suoi crimini, non potrà mai cancellare i nostri diritti nazionali", ha aggiunto Mardawi in un’intervista all’Afp. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

AdnKronos

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