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Romeo, l’impianto che trasforma vecchi pc e cellulari in miniere d’oro

Romeo, l’impianto che trasforma vecchi pc e cellulari in miniere d'oro
Foto di Clarence Alford da Pixabay

Romeo non è solo “er mejo der colosseo”. Romeo è anche acronimo di Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy. Parliamo di un sistema messo a punto da un team di ricercatori ENEA, con una una resa del 95% nell’estrazione di oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo da rifiuti da cellulari, computer dismessi, apparecchiature elettriche ed elettroniche destinati al RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.

Il tutto per essere recuperato e riutilizzato in un’ottica di economia circolare. In pratica, attraverso un processo a “temperatura ambiente” e senza pretrattamento delle schede elettroniche. La finalità del progetto è, insomma, particolarmente interessante e la sintetizza Danilo Fontana, primo ricercatore del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali di Enea: “Il nostro obiettivo è di trasferire all’industria questa tecnologia affinché, attraverso l’introduzione di processi eco-innovativi, si possa completare la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti per far rimanere sul territorio materie prime strategiche, come oro, terre rare, magnesio e cobalto, con tutti i benefici che ne conseguono in termini occupazionali, economici e sociali. Ma con il nostro impianto guardiamo oltre: “stiamo testando nuovi processi tecnologici per l’estrazione di materiali ad alto valore aggiunto da diverse tipologie di rifiuti, come magneti permanenti, batterie al litio a fine vita, sottoprodotti industriali, ceneri e catalizzatori esausti”. (Come si legge dal sito dell’Enea)

Come funziona?

Collocato presso il Centro Ricerche Casaccia, a nord di Roma, l’impianto pilota utilizza un processo idrometallurgico brevettato ENEA, che consente una drastica riduzione dei costi energetici rispetto alle tecniche pirometallurgiche ad alta temperatura, spiega ENEA in una nota.

Le schede elettroniche sono trattate senza essere sottoposte a un processo di triturazione, mentre le emissioni gassose vengono trattate e trasformate in reagenti da impiegare nuovamente nel processo stesso, minimizzando in questo modo impatto ambientale e produzione di scarti. Inoltre è caratterizzato da modularità e flessibilità che consentono di trattare anche piccole quantità di rifiuti e di scegliere il grado di purezza del metallo recuperato in funzione delle esigenze di mercato.

Secondo stime ENEA, dal trattamento di 1 tonnellata di schede elettroniche è possibile ricavare 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0,35 kg di argento e 0,24 kg di oro, per un valore complessivo di oltre 10 mila euro (al prezzo attuale di mercato).

Target di raccolta dei Raee

A partire dal 2019 la direttiva 2012/19/Eu che regolamenta il settore dei rifiuti elettrici ed elettronici impone il raggiungimento di un target di raccolta dei Raee pari al 65% (era al 45% nel triennio 2016-2018); questa percentuale comprende non solo schede elettroniche, ma anche carte di credito con chip, biciclette con pedalata assistita, prese elettriche multiple e tutte le tipologie di prolunghe, tende e chiusure elettriche, montascale per disabili e apparecchiature di automazione per cancelli.

“I Raee rappresentano una fonte di materie prime che potrebbe affrancare il nostro Paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America” aggiunge Danilo Fontana.  Nell’ultimo anno in Italia la raccolta di Raee, ricorda Enea, ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2018, per un totale di oltre 343mila tonnellate (dati Centro Coordinamento Raee), corrispondenti a circa il 43% dei Raee.

Fonte: Enea 

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