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SARS-CoV-2, una variante ne ha aumentato la capacità di infettare le cellule umane

SARS-CoV-2, una variante ne ha aumentato la capacità di infettare le cellule umane.
Foto da Pixabay

La variante, denominata “D614G”, apporta una piccola ma efficace modifica alla glicoproteina “Spike”, che sporge dalla superficie del virus e che il microrganismo utilizza per entrare e infettare le cellule

D614G ha velocemente preso il posto della forma virale dominante subito dopo la sua comparsa.

Variante D614G, lo studio

Come ha spiegato Thushan de Silva, docente in Malattie Infettive presso l’Università di Sheffield, “abbiamo sequenziato i ceppi di SARS-CoV-2 a Sheffield sin dall’inizio della pandemia, e questo ci ha permesso di collaborare per dimostrare che questa mutazione era diventata dominante nei ceppi circolanti. Lo studio completo peer-reviewed […] conferma questo risultato. E anche che la nuova variante D614G è più infettiva in condizioni di laboratorio”.

“I dati forniti dal nostro team a Sheffield hanno suggerito che la nuova forma era associata a maggiori cariche virali nel tratto respiratorio superiore dei pazienti con Covid-19, il che significa che la capacità del virus di infettare le persone potrebbe essere aumentata. Fortunatamente, in questa fase, non sembra che i virus con D614G causino una malattia più grave — ha precisato ancora de Silva.

SARS-CoV-2, una variante ha aumentato la capacità del virus di infettare le cellule umane.
Foto da Pixabay

Evoluzione del nuovo coronavirus

“Ormai è possibile tracciare l’evoluzione di SARS-CoV-2 a livello globale. Ad affermarlo Bette Korber, del Los Alamos National Laboratory in New Mexico e autrice principale dello studio, che spiega come gli scienziati di tutto il mondo stiano rapidamente rendendo disponibili i propri dati sulla sequenza virale attraverso il database GISAID. Attualmente sono disponibili decine di migliaia di sequenze e questo ci ha permesso di identificare l’emergere di una variante che è rapidamente diventata la forma dominante a livello globale”.

L’aspetto straordinario, ha commentato il dottor Will Fischer, coautore del lavoro, è “che questo aumento dell’infettività sia stato rilevato da un’attenta osservazione dei soli dati di sequenza e che i nostri colleghi sperimentali abbiano potuto confermarlo con virus vivi in ​​così poco tempo” .

I risultati della ricerca, secondo gli autori, fanno luce su cambiamenti importanti per una comprensione meccanicistica del microrganismo e supportano la sorveglianza continua delle mutazioni di Spike per aiutare nella messa a punto di interventi immunologici.

Sviluppi futuri

Nuovi esperimenti di supporto, sequenziamento più ampio e dati clinici e modelli statistici migliorati sono al momento disponibili. Gli studiosi, tuttavia, hanno sottolineato la necessità di effettuare ulteriori analisi di laboratorio nelle cellule vive per determinare le implicazioni complete della mutazione.

I ricercatori continueranno a monitorare altre mutazioni del virus per aiutare a combattere Covid-19 a livello globale.

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Angela Chimienti.

Fonti

The University of Sheffield

Cell

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