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Stress termico sulle api, garantire l’accesso a risorse di alta qualità potrebbe ridurne gli impatti

Stress termico sulle api, garantire l'accesso a risorse di alta qualità potrebbe ridurne gli impatti
Foto di FRANCO PATRIZIA da Pixabay

Le api, come la maggior parte degli impollinatori, stanno subendo perdite significative ormai a livello globale, con influenze negative sulla riproduzione di piante selvatiche, sulla produzione agricola e su numerosi servizi ecosistemici

Un fenomeno preoccupante i cui driver includono fra gli altri anche stress climatici e nutrizionali. “Comprendere le potenziali sinergie tra questi due importanti elementi guida, quindi, si rivela necessario per migliorare i modelli predittivi dei futuri effetti dei cambiamenti climatici sul declino di queste preziose creature“.

Bombus terrestris come organismo modello

Per valutare gli effetti interattivi tra clima e risorse floreali, importanti date le implicazioni e la rilevanza per il cambiamento globale, specialmente in scenari climatici futuri, gli scienziati hanno scelto come specie modello Bombus terrestris, imenottero della famiglia Apidae. Questo impollinatore, secondo i ricercatori, risulterebbe appropriato per valutare gli effetti individuali e combinati degli stress nutrizionali e termici tenendo in considerazione l’aspetto della socialità.

Il bombo terrestre è un insetto eterotermo, robusto e molto diffuso. Si tratta di un’ape primariamente eusociale, che può produrre grandi colonie con oltre 100 lavoratori.

Originaria dell’Europa, con distribuzione euromediterranea, è capace di endotermia ed è, probabilmente, tra le specie di bombi maggiormente adattate a condizioni calde e secche con un’alta resilienza agli eventi estremi. “Tuttavia — chiariscono gli autori — la capacità di regolare la propria temperatura corporea interna è limitata, il che rende gli individui sensibili ai cambiamenti climatici comprese le ondate di calore”.

La specie, sottolinea lo studio, è caratterizzata da una notevole flessibilità nelle scelte floreali e nelle tempistiche stagionali dello sviluppo delle colonie. Queste ultime, però, non mostrano uguale crescita con tutte le diete polliniche: un’alimentazione con prevalenza di polline delle Asteraceae, ad esempio, aumenta la mortalità delle larve e porta una diminuzione della massa individuale della prole.

Performance e risposte all’alimentazione

Usando un totale di 117 colonie, il team di scienziati ha realizzato un esperimento incrociato per testare l’effetto di tre livelli di qualità alimentare, in tre gradi di stress termico e con due dimensioni di colonia, in condizioni di laboratorio controllate e riproducibili.

“Sia lo stress nutrizionale sia termico — dichiarano i ricercatori — hanno ridotto lo sviluppo delle colonie con conseguente minore investimento nella produzione di prole”. Le piccole colonie, inoltre, sono risultate molto più sensibili al calore e allo stress alimentare rispetto a quelle di grandi dimensioni, forse perché una percentuale più alta di “lavoratori” aiuta a mantenere l’omeostasi sociale. “Sorprendentemente — aggiungono poi gli esperti — gli effetti dello stress da calore sono apparsi molto meno pronunciati per le piccole colonie alimentate con diete adeguate”.

Considerare una vasta gamma di minacce per far fronte al declino mondiale delle api

La ricerca, pubblicata lo scorso agosto sulla rivista Scientific Reports, mette in luce l’importanza di avere piante ospiti adatte per api sociali generaliste durante eventi climatici estremi, invece di aumentare semplicemente le risorse floreali. Il passo successivo? Valutare la salute delle api in paesaggi con qualità delle risorse variabile e in diverse regioni climatiche con l’obiettivo di superare l’approccio limitato al laboratorio.

Nel complesso — concludono gli studiosi —  i nostri risultati evidenziano l’importanza di prendere in considerazione una vasta gamma di minacce per far fronte al reale declino mondiale in corso delle api. Studi futuri che riguardano gli effetti singoli e combinati del clima, i cambiamenti nell’uso del suolo e altri fattori ambientali sulle popolazioni di api sono essenziali. Inoltre, la nostra specie modello, B. terrestris, è ubiquista, generalista e resiliente ed è probabile, invece, che le conseguenze per le specie di api più rare e sensibili possano essere più gravi”.

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