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Italia, anima contadina

Italia contadina, anima agricola

Italia contadina”, titolo assai eloquente per il libro scritto da Rossano Pazzagli e Gabriella Bonini, sponsorizzato da Cia-Agricoltori Italiani e pubblicato da Aracne Editrice.

I due autori se ne intendono, di saperi attorno all’agricoltura. Rossano Pazzagli insegna storia moderna presso l’Università degli Studi del Molise, è membro della Società dei Territorialisti e direttore del Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini (ArIA). Gabriella Bonini, docente di lettere, è responsabile scientifico della Biblioteca Archivio Emilio Sereni e PhD in Scienze, tecnologie e biotecnologie agroalimentari presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Insieme raccontano in questa pubblicazione come l’Italia di oggi debba molto ai contadini e all’agricoltura, elementi che ne hanno caratterizzato la qualità e l’eccellenza dei cibi e la bellezza del paesaggio, generando valori economici e culturali. E lo fanno ripercorrendo la storia di questo nostro paese dagli anni cinquanta del secolo scorso ai nostri giorni, sottolineando come gli italiani a poco a poco abbiano deciso di allontanarsi da quel grande cuore contadino, lanciandosi in un’urbanizzazione selvaggia senza posto per l’agricoltura e il mondo rurale, marginalizzato senza scampo.

Italia contadina: spirito agricolo

In Italia l’esodo rurale verso le città ha comportato grossi cambiamenti del paesaggio, sempre meno agricolo e sempre più cittadino, cercando di annientare i legami con il territorio. Ne hanno fatto le spese le aziende contadine, soprattutto quelle delle aree interne, rimaste schiacciate dal boom economico che ha riguardato invece gli altri settori. Nelle campagne c’è stata  una progressiva perdita di lavoratori, imprese, peso economico, superficie coltivata, un lungo e inesorabile “addio rurale”.

Italia contadina: il vento soffia ancora

Eppure, il vento positivo che arriva dai campi non è mai stato realmente dimenticato, lo spirito agricolo dell’Italia non si è mai davvero addormentato. Davanti alla crisi strutturale del modello di sviluppo industriale, alla fine del mito del progresso e della crescita illimitata, ritornare all’agricoltura sta diventando una vera e propria esigenza, non solo per riannodare i fili della nostra lunga, lunghissima storia rurale, ma per trovare soluzioni economiche che diano dignità a un sempre maggior numero di persone.

Il richiamo della terra non lascia indifferenti, attraverso la riscoperta di prodotti locali e di antiche tecniche di lavorazione, che portano a riappropriarsi di territorio sconosciuti ai più che proprio attraverso “quel” vino, “quel” formaggio, “quella” verdura vengono invece conosciuti e apprezzati.

Si torna a capire che la nostra storia di oggi non sarebbe tale senza l’agricoltura e il cibo da essa creato con tutte le declinazioni culturali connesse.

E così, dopo decenni di abbandoni, cresce il piccolo (grande) esercito di giovani decisi a diventare imprenditori agricoli, ad affrontare la tradizione anche con metodi innovativi ma per un unico obiettivo: ottenere cibo sano e sostenibile, che vada bene per la tavola di tutti e che crei sviluppo. In tutto questo anche la questione ambientale incide in primo piano: lavorare la terra curandola e non abusandone è un modo per aiutare il nostro martoriato pianeta (e noi stessi).

Ritornare al passato, il bello e buono passato agricolo, per dare luce al futuro, grazie alla terra.

(foto Pixabay)

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