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L’agroecologia cerca alleanze

Agroecologia cerca alleati
Foto Pixabay

C’è appena stato a Milano un convegno sull’agroecologia, il lato biodinamico dell’agricoltura, possiamo chiamarlo così. Il convegno, promosso dall’Associazione per l’agricoltura biodinamica con il Fai (Fondo italiano ambiente), patrocinato da Comune e Regione, si intitolava “Innovazione e ricerca, alleanze per l’agroecologia”

Argomenti interessanti, non credete? Invece il tutto è iniziato all’insegna delle polemiche, visto che un gruppo di scienziati aveva protestato per la scelta di svolgere l’incontro all’interno del Politecnico di Milano, un’istituzione scientifica di primo piano non considerata adatta a parlare di pratiche agricole ritenute assai lontane dalla scienza.

Ma altri scienziati, invece, hanno sottolineato come la ricerca debba essere priva di pregiudizi, all’insegna della conoscenza a 360 gradi. E così la tregiorni, dal 15 al 17 novembre, non è andata affatto male. Tanto è vero che ci sono stati oltre 400 iscritti, aziende, agronomi, istituzioni, associazioni, e le dirette streaming hanno avuto un certo seguito.

Agroecologia per una visione etica e sostenibile

Del resto, il focus non poteva passare in secondo piano, ovvero l’agroecologia. Ma che cos’è esattamente e perché bisognerebbe parlarne e saperne di più? In estrema sintesi si tratta di applicare i principi ecologici alla produzione di alimenti con un occhio attento in tal senso alla gestione degli “agrosistemi” in senso lato. E tutto questo è possibile grazie alla pratica di un’agricoltura sostenibile, una doppia faccia, biologica e biodinamica, quest’ultima con regole ancora più rigide della prima, per trattare la terra con rispetto, ritornare in equilibrio con l’ambiente, rifiutare l’utilizzo di pesticidi & Co.

Il recente rapporto GreenItaly, realizzato da Symbola, definisce l’agricoltura biodinamica come la “punta di diamante dell’agricoltura sostenibile”. E le aziende del settore sono cresciute così tanto che in Italia, dice la Coldiretti, le aziende biodinamiche, sono raddoppiate dal 2007 al 2017. Probabilmente i numeri sono anche maggiori, però non tutte le imprese che praticano le metodiche biodinamiche riescono a ottenere la certificazione biodinamica Demeter che è appunto un marchio collettivo di garanzia e qualità per i prodotti ottenuti in tal modo: attualmente sono certificate oltre 400 aziende in Italia, 7mila in tutto il mondo. Questo perché Demeter è presente in 18 stati, essendo l’unica associazione a livello mondiale che riunisce enti di certificazione in ambito agricolo/ecologico. E i disciplinari sono piuttosto rigidi, con ad esempio il numero di sostanze ammesse come concimi o antiparassitari sono 10 contro i 69 autorizzati per il bio.

L’agricoltura biodinamica, rispetto al biologico, ha un grado di sostenibilità ed eticità maggiore ed è per questo che i prodotti da lei derivanti (soprattutto nell’ambito ortofrutticolo) sono apprezzati dai consumatori. Su questo versante si affacciano con insistenza mercati esteri aggressivi, come la Spagna e la Germania. Dunque per rendere all’altezza anche la biodinamica made in Italy servono innovazione e ricerca, insomma l’agroecologia ha bisogno di alleati. Obiettivo: compiere un lavoro comune, nei prossimi anni, per lo sviluppo ecologico delle produzioni agricole, del territorio, delle aree interne e di quelle più a rischio. E di polemiche non si ha bisogno.

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