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Amore, pura energia, bisogno fisico e mentale: la Natura secondo Marianna

Amore, pura energia, bisogno fisico e mentale: la Natura secondo Marianna

Marianna Savarese è una naturalista nata e cresciuta nella “bellissima Napoli”, come sottolinea lei. Questa è la sua storia

“Amo viaggiare”, confessa, “organizzare escursioni e praticare sport, soprattutto quelli adrenalinici. Quando sono in città mi dedico alla Pole Dance acrobatica che pratico da circa 2 anni con grande passione. Ora vivo a Milano con il mio ragazzo, Francesco, anche lui napoletano”.

Marianna, quali sono le tue professionalità?

“Nel 2015 mi sono laureata con lode in Tutela e Gestione del Territorio e delle Risorse Naturali, dopo una triennale in Scienze e Tecnologie per la Natura e per l’Ambiente, entrambe all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il mio interesse nel campo ambientale è sempre stato chiaro e mi ha portato a specializzarmi nel settore etnobotanico con entrambe le tesi ed un tirocinio formativo al Real Orto Botanico di Napoli. I due anni della magistrale, 2013-2015, sono stati tra i più intensi della mia vita poiché conciliavo studio, lavoro e formazione pratica. Dal 2014, infatti, ho iniziato a partecipare a diverse attività di campo per il monitoraggio ambientale, in modo da ampliare le mie conoscenze, imparare a metterle in pratica e, soprattutto, per vivere la passione per la Natura che mi ha sempre caratterizzata. Le giornate più belle le ho vissute quando ho cominciato a specializzarmi nel competitivo campo degli studi ornitologici, mediante tecniche di cattura e inanellamento a scopo scientifico, presso un sito Natura2000/SIC/ZPS/Ramsar in provincia di Caserta. Ancora oggi continuo prendendo parte a progetti di biomonitoraggio nazionali e internazionali. Ho collaboro con l’Istituto di Gestione della Fauna con attività di monitoraggio e censimento utili per la stesura di VIA e VAS (ovvero valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica, ndr), per la riqualificazione ambientale e la tutela delle risorse naturali.

“A seguito di incarichi come esperto ambientale in progetti scolastici, mi sono molto avvicinata alla delicata sfera della divulgazione scientifica e dell’educazione ambientale. Tra gli incarichi più belli ci sono sicuramente quello di guida naturalistica esperta del Real Orto Botanico di Napoli ed il progetto del Comune, “Mario e Chiara a Marechiaro”, che prevedeva la progettazione e realizzazione di un Orto Sinergico con i ragazzi di un istituto alberghiero. Per un anno, prima di trasferirmi a Milano, sono stata responsabile provinciale del settore Educazione della LIPU di Napoli”.

Cosa è per te la Natura?

La Natura per me è tutto! Un’ispirazione, un amore, un bisogno fisico e mentale, come pura energia. Non credo di poter descrivere appieno il mio sentimento di dipendenza da essa, ma chiunque parla con me o mi vede in un contesto naturale se ne accorge. La mia curiosità nei suoi confronti mi ha portata a conoscerla ed amarla, e, quindi, a volerla proteggereC’è ancora tanto da scoprire, da imparare, e il fatto che l’umanità la stia distruggendo ancora prima di poterla comprendere mi lascia a dir poco perplessa. Nel mio piccolo faccio il possibile per aprire gli occhi delle persone, delle generazioni future e di quella attuale”.

Da quando sei guida naturalistica, Marianna? E consiglieresti un tale lavoro?

“Ho fatto le mie prime esperienze nel 2014-2015 ed è un’attività bellissima perché non solo ti consente di essere immerso nella natura, ma anche di poter trasmettere nozioni e passioni. “Sicuramente non è un lavoro da prendere alla leggera poiché bisogna conoscere il territorio e la biodiversità che lo caratterizza, saper parlare con il gruppo, tarando le informazioni sul target e facendolo appassionare senza annoiarlo. È anche un lavoro di responsabilità poiché è importante stare sempre attenti alle necessità delle persone che si affidano a te. Non credo si possa stabilire un’età per cominciare un’attività simile poiché dipende molto dai soggetti, dalla predisposizione e dall’esperienza. Personalmente posso dire di aver cominciato a dare il meglio di me dopo un anno o due di pratica ed ora, per fortuna, sono sempre molto apprezzata”.

Quali sono i territori su cui sei più esperta?

“Le Isole Azzorre sono il mio forte, non a caso è la meta che mi affida solitamente Il Tucano Viaggi, per cui lavoro occasionalmente. Un vero paradiso per i naturalisti. Conosco bene l’isola di Reunion e la parte nord-occidentale del Madagascar, dove mi sono recata per gli studi della tesi sperimentale del triennio. Per quanto riguarda l’Italia, posso dire di conoscere la Campania e l’Abruzzo meglio delle altre regioni”.

Che sorprese riserva il Real Orto Botanico di Napoli?

“L’Orto non è solo bello, ha anche una lunga storia di 200 anni alle spalle. Oggi è sede universitaria, fa attività di ricerca, divulgazione ed ospita al suo interno il museo di paleobotanica ed etnobotanica, una biblioteca e un erbario. Le aree tematiche sono tante, circa 20 con le serre. Le mie preferite sono il deserto, il filiceto (felci e piante affini, ndr) e la sezione sperimentale delle piante officinali. In queste zone potrete vedere esemplari con incredibili adattamenti ambientali come i “sassi viventi” (del genere Lithops) o la “testa di vecchio” ricoperta di una bianca peluria. Camminando sotto le felci arboree, invece, vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo. Scoprirete poi le erbe che utilizzavano le “streghe” del medioevo e vedrete anche l’albero della morte (Taxus baccata)…”

Che città è Napoli dal punto di vista della biodiversità? È ospitale con specie animali e vegetali “straniere”?

Napoli è una città ricca di biodiversità, soprattutto considerando il grado di urbanizzazione. Sicuramente la sua varietà di ambienti le permette di ospitare specie molto diverse, dal lungomare di Chiaia al promontorio di Posillipo ai crateri dei Campi Flegrei, fino alle zone di provincia che abbracciano il Vesuvio, la penisola sorrentina e le bellissime isole partenopee. Ci sono diverse specie aliene, un problema che non esula nessun territorio e vede sempre l’uomo come principale responsabile, diretto o indiretto. Quando la specie in questione viene segnalata è probabilmente già troppo tardi. Molti studi di monitoraggio vengono portati avanti dagli istituti di ricerca, ma le operazioni di eradicazione non sono per nulla facili. Il grande problema è il rischio di estinzione locale di specie autoctone in favore di quelle alloctone, spesso più adattabili perché generaliste. A Napoli non sono ancora arrivati lo scoiattolo grigio e la nutria, ma “vantiamo” la presenza dei parrocchetti dal collare, di molte piante invasive come la Robinia”.

A Milano Marianna, che si dispiace un po’ di non poter essere così fortunata di lavorare nelle propria città e nel proprio settore (per il momento), sta lavorando a una startup. “Si tratta un gelato terapeutico, rigorosamente artigianale e naturale, a base di piante officinali”, rivela. “Ho depositato un brevetto ed ora sono nella fase di pianificazione dell’attività commerciale, ovviamente nel massimo rispetto dell’ambiente”. A presto per saperne di più.

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