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Sharing economy e turismo italiano, opportunità e benefici

Fare previsioni certe su quando ripartirà il turismo nel nostro Paese, al momento è piuttosto complesso. Ciò non toglie che si possa cominciare a pensare a soluzioni alternative che siano in grado di risollevare le sorti economiche dello Stivale

Tra queste c’è la Sharing economy, un insieme di pratiche, modelli e piattaforme che permettono agli individui di poter usufruire di sevizi. Già da tempo questo sistema ha creato nuovi mercati e attività per piccoli e grandi imprenditori, aprendo le frontiere ad un viaggio vissuto e offerto diversamente. Le potenzialità della Sharing economy per il turismo italiano sono molte, nelle prossime righe cercheremo di analizzare le opportunità e i conseguenti benefici.

Cos’è la Sharing economy

Abbiamo già accennato qualcosa al riguardo, ma cercando di semplificare il concetto, possiamo dire che è un modo di viaggiare risparmiando, grazie alla condivisione. Le attività dell’economia condivisa possono essere racchiuse in differenti categorie: compravendita di beni e servizi, condivisione di esperienze, riutilizzo di risorse sotto forma di vendita, noleggio, scambio casa e molto ancora.

Uno dei primi dubbi che viene su questo argomento riguarda la fiducia. Non essendo abituati a viaggiare in questa maniera, è quasi automatico pensare che, dietro a un servizio come questo, ci siano possibili truffe. La realtà è ben diversa in quanto i rischi sono minimizzati da sistemi di valutazione incrociati e dall’obbligo di condividere, attraverso i propri profili social, recensioni utili all’utente che usufruirà del servizio.

Un sistema, dunque, che si basa sulla reputazione di chi mette a disposizione i propri averi. Tutti verificati con e-mail, foto, controlli fatti in prima persona quando possibile, e un’agenzia alle spalle che garantisce eventuali rimborsi quando necessario.

Le diverse tipologie di Sharing economy applicate al turismo

Sono diverse e tutte le tipologie di Sharing economy che stiamo per elencare sono già state applicate al turismo italiano.

Car Sharing: una delle forme di sharing economy sviluppatesi maggiormente negli ultimi anni. Attraverso un’applicazione specifica si può giovare di viaggi condivisi da realizzare con mezzi pubblici o automobili.  Il tutto risparmiando sul costo complessivo dello spostamento poiché suddiviso tra i vari partecipanti;

House Sharing: si mette la propria abitazione a disposizione di altre persone o, semplicemente, una o più camere. Differisce  dal classico concetto di Bad & Breakfast in quanto si avvicina di più a quello di casa condivisa, vale a dire che sarà possibile andare oltre al semplice alloggio notturno con colazione;

Condivisione dell’esperienza turistica: piattaforme che mettono in contatto i viaggiatori con i “locali”, al fine di condividere esperienze autentiche: tour guidati che svelano i segreti della città, cene organizzate a casa di persone del posto, attività tradizionali e d’artigianato, corsi di cucina per imparare a preparare il piatto tipico e così via.

Sharing economy, opportunità e benefici per il turismo italiano

Alla luce di quanto detto sopra, è bene valutare anche le opportunità che la Sharing economy potrebbe  portare al turismo italiano. Per un tempo che al momento non ci è dato sapere, avremo la possibilità di viaggiare esclusivamente in modalità Staycation. Per quanto, alle volte, possa sembrare scoraggiante, in realtà in questa maniera metteremo in prima linea le sorti di un settore che, a causa di questo blocco, subirà conseguenze non di certo piacevoli.

Grazie all’espansione dei servizi turistici introdotti dalla Sharing economy sono diventate accezzibili, e lo diventeranno ancor di più una volta usciti dall’isolamento causa Coronavirus, opzioni alternative che non erano state prese in considerazione precedentemente. Basti pensare al raggiungimento di un borgo non servito da alcun mezzo pubblico. Con la condivisione di un’automobile, anche questo diventerà una vera e propria meta turistica.

L’opportunità, quindi, si allarga alla possibilità di una crescita economica locale. Il tutto generando uno sviluppo che resta all’interno della comunità e creando anche nuovi posti di lavoro. La Sharing economy applicata al turismo italiano è anche un’occasione per generare un senso più stretto di appartenenza. Si mette in atto un vero e proprio avvicinamento tra persone sconosciute e una ricerca di esperienze personali più rappresentative. I turisti, inoltre, possono connettersi con le comunità del posto in maniera diretta, dal momento della prenotazione fino a quello dell’incontro. Questo consentirà, anche a piccole realtà, di distinguersi per qualche peculiare attività e coinvolgere eventuali interessati a prezzi particolarmente competitivi.

La convenienza di questo tipo di economia si fa spazio anche per quanto riguarda l‘impatto ambientale. L’emissione di anidride carbonica da parte di appartamenti condivisi è sicuramente minore rispetto a quella di grandi strutture alberghiere. Stessa cosa per il numero di automobili in circolazione: utilizzandone una per più persone, ci sarà una quantità inferiore di inquinamento.

In sostanza, questo modello turistico potrebbe davvero permettere di sviluppare un mercato anche in contesti in cui, purtroppo, ancora manca. Inoltre, basandosi sul principio che si mette a disposizione quel che si ha senza creare qualcosa di nuovo, consentirebbe a molte persone disoccupate di avere comunque un’entrata utile. Per ultimo, ma non per importanza, ci reinsegnerà il concetto di condivisone che, a causa della distanza sociale, sta venendo un po’ a mancare.

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