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Stop fire capsule, funziona davvero?

Foto di Ylvers da Pixabay

Stop fire capsule, una capsula in grado di domare un incendio come una bomba d’acqua benefica. Funziona davvero? Ma è proprio così?

Lo abbiamo chiesto a chi ha avuto l’idea e l’ha trasformata in un brevetto depositato presso il Ministero dello Sviluppo Economico-Direzione Generale per la Proprietà Industriale – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi con il titolo Capsula antincendi e antiuragani. Pasquale Vurchio detto Lillo è “l’inventore” di questa trovata

Lino raccontiamo ai lettori le tue esperienze

Sono laureato in Scienze Aziendali e ho due specializzazioni in Commerciale e in Marketing. Alla base della mia ricerca, passione, amore, curiosità e fantasia. E poi, un desiderio di progresso e miglioramento della vita di tutti, se possibile. Questo il percorso che mi ha portato a essere “inventore”. Infatti nel “Piano Operativo e considerazioni relative allo sviluppo” che accompagna i miei brevetti alla sperimentazione ho scritto: La terra, nostra casa, è una comunità unica vivente. Inoltre, sono un animalista a tutto campo e da sempre ho sentito un grosso richiamo verso la natura e l’ambiente. Merito di mio nonno, con cui da piccolo passavo molto tempo. Da  “guardia giardini” nonno era sempre rammaricato dei vandalismi e dalla mancanza di sensibilità verso le cose, l’ambiente e verso gli animali. Il resto lo hanno fatto i miei genitori educandomi alla gentilezza, all’amore e al rispetto per ogni cosa vivente. Abbiamo avuto in casa sempre gli amici a quattro zampe e a due (gli uccellini) di cui mio papà in particolare era appassionato. Per questo la natura è sempre stata al centro della mia vita.

Stop fire capsule: come nasce l’idea?

I miei tre brevetti si chiamano “Brevetto antincendi e antiuragani” dove il primo, appunto Stop fire capsule, ha rappresentato l’idea di fondo. Gli altri due sono stati una evoluzione e approfondimento dell’idea iniziale. Tutto nasce nella torrida estate del 2003: una delle stagioni più calde ed afose degli ultimi venti anni. Mia mamma era molto malata ed io scelgo di rimanere in città per stare vicino a lei. Una notte di quelle che per il caldo e l’afa non ti fanno dormire, sono davanti alla televisione sul divano, quando un TG manda in onda un servizio dalla Sardegna dove è in corso un incendio boschivo di vaste dimensioni. In due giorni divora 400 ettari di boschi e di macchia mediterranea, danni alle cose, agli animali e alle persone. Rimango sconcertato quando vedo un Vigile del fuoco in difficoltà che cerca con un idrante di “intaccare” un muro di fiamme alte quaranta metri, chiaramente senza riuscirci. Poi vedo altre riprese che mostrano un elicottero con un secchiello penzoloni ed un Canadair che pesca acqua dal mare e la getta sul fuoco senza nessuna efficacia. Mi chiedo: possibile non si possa fare altro? Decido di affrontare la sfida.

E quindi? Cosa decidi di fare?

Per prima cosa decido di dare uno sguardo alle statistiche, quindi cerco di capire con quali “armi” in Italia e nel mondo si affronta questa calamità. Successivamente mi documento sul quadro legislativo italiano, i quadri legislativi delle altre nazioni e le proposte di organizzazioni ambientaliste, enti e istituzioni interessati al fenomeno. Sul piano legislativo ho scoperto una cosa interessantissima: l’Italia ha la legislazione più avanzata e più funzionale per affrontare questo fenomeno. La legge 21/novembre/ 2000 n° 353 e le sue fasi operative che ricordiamo essere di ricognizione, di sorveglianza, di allarme e di spegnimento con mezzi aerei e di terra e con il coinvolgimento essenziale delle Regioni Italiane e di tutti gli attori ben individuati nell’art.7 della stessa legge.

Come sei arrivato a Stop fire capsule

Faccio una premessa: nel nostro paese durante l’estate (e cioè il periodo di maggior diffusione del fenomeno degli incendi boschivi) viene dimostrato come il sistema applicato AIB (antincendi boschivi) sia inadeguato ed inefficiente soprattutto come modello operativo fondato sugli aerei sia ad ala fissa che ad ala rotante. L’equazione che si doveva risolvere era: più acqua e liquidi estinguenti nel minor tempo possibile. Negli incendi di classe A (legno, alberi, vegetazione) gli incendi si spengono o per esaurimento o per soffocamento e l’acqua per la sua composizione molecolare ha un effetto sul fuoco che abbassa la tensione superficiale. Ma non spegne interamente il fuoco. Con i liquidi estinguenti le molecole dell’acqua si dividono e parte da idrofila si trasforma in idrofoba tanto che agisce anche sugli interstizi dell’oggetto infiammato che così viene spento. Quindi un modello operativo fondato non sugli aerei che lanciano direttamente il loro contenuto di acqua o di acqua con insufficienti agenti estinguenti fallisce di per sé. Anche perché il lancio sic et simpliciter dell’acqua da altezze di ottanta, cento metri provoca al primo impatto con l’aria l’effetto polverizzazione. Scendendo cosi frammentata risulterà esposta anche all’evaporazione quindi con scarsi risultati. Ed ecco il “trovato” su cui ho basato la mia idea di modello operativo: Stop fire capsule.

Stop fire capsule, funziona davvero?

Come funziona la capsula?

Stop fire capsule è un contenitore di forma e capacità variabile, in materiale plastico biodegradabile (cellulosa) pieno di acqua, liquidi estinguenti ed altri agenti chimici opportunamente calibrati con aggiunta di fertilizzanti capaci di ricreare il sistema biologico per il rimboschimento.
La capsula stop fire capsule  viene espulsa con lancio plurimo dagli aerei, è dotata di alette direzionali, con una spoletta elettronica preordinata collegata ai meccanismi di apertura elettronici e guidata da trasponder o altro sistema di puntamento ed eccola pronta all’uso. Quindi quando saranno sull’incendio, le capsule si aprono e lasciano cadere il contenuto come una pioggia benefica e positiva.

A che punto è la tua invenzione?

La Stop Fire Capsule è già brevettata con brevetto del Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per la Proprietà Industriale – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi con il nome Capsula antincendi e antiuragani. Quando inizierà la sperimentazione  e inizierà la vera e propria start up, verrà dislocata in tre basi di stoccaggio, al Nord, al Centro e al Sud per renderle disponibili immediatamente su tutto il territoriio nazionale usando i C130 dell’Aeronautica. Il piano operativo è gia pronto.

Come hanno reagito organizzazioni, enti o istituzioni interessate al problema incendi?

D’istinto mi viene da dire: stendiamo un velo pietoso. Mi limito ad una considerazione di carattere generale. Tutte le organizzazioni ambientaliste riconosciute secondo l’art.13 legge 8 luglio 1986 n°349 (vedi elenco delle 76 organizzazioni più importanti) mi sono sembrate “in tutt’altre faccende affaccendate”. E cosi vale per gli enti e le altre istituzioni preposte, dove ognuna meriterebbe un discorso a parte. Almeno è quanto ho potuto riscontrare a livello personale.

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