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Rifiuti nucleari: Onkalo, il primo deposito permanente al mondo

Foto di Dirk Rabe da Pixabay

A proposito di depositi di rifiuti nucleari. In attesa che l’attuale governo dica dove ci sarà (e quando) il Deposito Nazionale proposto da Sogin (la società dello Stato preposta a gestire lo smantellamento-decomissioning per il nostro paese, intanto in Finlandia sono andati avanti

A Onkalo infatti è nata una struttura che è il primo deposito geologico profondo permanente di rifiuti radioattivi al mondo, stoccati a 500 metri di profondità, dove rimarranno fino a che i materiali pericolosi diventeranno più innocui per l’ambiente e per l’uomo. Nelle intenzioni dei progettisti dovrà resistere almeno 100mila anni (ma l’umanità, allora, ci sarà ancora?).

Onkalo: in pieno regime entro il 2025

Onkalo si trova sul golfo di Botnia, mar Baltico, tra le città di Turku e Olkiluoto. Il deposito è dunque un’enorme grotta (Onkalo in finlandese significa proprio “grotta”), di circa 70 km di galleria, con diverse corsie in cui ci sarà qualcosa come 3mila serbatoi di rifiuti sigillati con vari strati di rame, ferro, bentonite

Il pieno regime probabilmente avverrà nel 2025 (la costruzione è iniziata nel 2004), entro il 2080 conserverà 6500 tonnellate di scarti radioattivi e la promessa è che non ci saranno effetti collaterali per ambiente e popolazione. I primi materiali arriveranno a Onkalo dallo svuotamento delle centrali poste nella parte meridionale della Finlandia, cioè i siti di Olkiluoto e di Loviisa.

Il deposito finlandese è scavato nello gneiss, roccia metamorfica di una certa stabilità dal punto di vista geologico, con al di sotto acque povere di ossigeno e in teoria poco corrosive, così da non creare danni ai contenitori.

 L’obiettivo importante è rendere ben secca e sigillata la cavità, poiché il pericolo è in effetti il contatto con l’acqua che potrebbe infiltrarsi, inserirsi nei rifiuti e portarne in giro la radioattività. Una sicurezza, oltre alla messa in costruzione ottimale, è anche il vantaggio che la terra finlandese non ha praticamente sismicità (al momento, poiché si sa che la Terra può risvegliarsi come e quando vuole).

Dall’altra parte del mondo: il deposito di Yucca Mountain

Un altro luogo nel pianeta dove è in previsione un deposito simile a quello di Onkalo, è negli Usa, nella zona di Yucca Mountain nel Nevada (peraltro già usata per esperimenti nucleari in passato): un progetto avallato dalla presidenza Bush nel 2002, bloccato da Obama nel 2008 e riportato in auge come “assolutamente necessario” da Trump durante la campagna elettorale.

l sito è stato scelto perché in una area desertica, elemento importante in quanto, come si accennava prima, ci deve essere poca acqua per evitare infiltrazioni e migrazioni delle sostanze radioattive. La struttura sarebbe costruita a 300 metri di profondità e a 240-370 metri sopra la falda acquifera.Yucca Mountain (che in realtà è una dorsale lunga 29 km), alta 2044 metri, ha, secondo i detrattori, un handicap notevole: sotto di essa c’è la Bow Ridge, una faglia tettonica che, se si riattivasse causando terremoti, potrebbe generare grossi guai per i prodotti radioattivi.

In attesa di aggiornamenti, anche gli Usa devono comunque decidere dove piazzare al sicuro i loro rifiuti radioattivi: si stima qualcosa come 77mila tonnellate, sparse tra decine di depositi provvisori, con esborso di denaro (ciascuno ha una metodologia di gestione) e aumentando il rischio di disastri e persino attacchi terroristici.

Come si conservano i rifiuti in Italia

Detto questo, ritorniamo alla situazione dell’Italia. I rifiuti radioattivi “nostrani” come vengono effettivamente trattati? Grazie alle informazioni di Sogin, si sa che il processo avviene in più fasi: caratterizzazione; trattamento; condizionamento; stoccaggio e smaltimento.Tra di esse, la caratterizzazione è piuttosto importante: consiste in una serie di accurate analisi volte a definire le qualità chimico, fisiche e radiologiche del rifiuto. È un passaggio essenziale perché in base a questi risultati viene scelto il più appropriato trattamento e condizionamento.

Con il trattamento il rifiuto subisce una serie di trattamenti al fine di ridurne il volume e viene preparato al successivo condizionamento che lo rende un manufatto finale che soddisfa i requisiti relativi al trasporto, allo stoccaggio temporaneo in sicurezza e allo smaltimento.

Questo succede all’interno dei depositi temporanei legati ai diversi impianti nucleari, in vista del loro successivo trasferimento al Deposito Nazionale.

Dopo di che, anche tali depositi temporanei saranno demoliti e i siti verranno riportati al cosiddetto “green field” (prato verde), ovvero una condizione priva di vincoli radiologici, senza rischi dovuti al precedente utilizzo e così restituiti alla collettività.

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