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Ritratto dell’anima del mondo, l’ultimo libro di Luca Sciortino

Ritratto dell'anima del mondo, l'ultimo libro di Luca Sciortino
Ritratto dell'anima del mondo, l'ultimo libro di Luca Sciortino

Ritratto dell’anima del mondo, Saggio sulla realtà in pensieri e immagini (Casa editrice Il Torchio, Formato 11,5×18, Pagine 102, Prezzo € 18,00, ISBN: 9788898669813) è il nuovo libro di Luca Sciortino, scrittore, epistemologo e firma del settimanale Panorama. È nel 2016 che Luca intraprende il suo incredibile viaggio dalla Scozia al Giappone, con ogni mezzo possibile, toccando l’estremo sud della Cina e percorrendo oltre 20 mila chilometri.

È in Oltre e un cielo in più. Da una parte all’altra del mondo senza aereo che Luca racconta di questo viaggio. Ne abbiamo parlato in una precedente intervista su Green Planet News. Oggi, nel suo nuovo libro Ritratto dell’anima del mondo le sue passioni, dagli studi filosofici alle esperienze di viaggio e i reportage, fino alla fotografia, trovano spazio in una suprema sintesi. Il libro inoltre, è corredato da bellissime fotografie che rendono più piacevole la sua stessa lettura.

Un libro che può essere di interesse per appassionati di fotografia, viaggi, filosofia, arte, ma che è anche capace di contribuire a una visione più rispettosa dell’ambiente stesso in cui viviamo. Noi di Green Planet News abbiamo parlato di Ritratto dell’anima del mondo, direttamente con il suo autore Luca Sciortino.

Come nasce il suo libro Ritratto dell’anima del mondo?

Il libro nasce da una riflessione su una vesta messe di fotografie scattate nei posti più disparati del mondo durante viaggi e reportage. Se hai percorso una mezza circonferenza del globo, dalla Scozia al Giappone, senza mai prendere aerei, se sei entrato nei campi profughi della Calais jungle in Francia o quelli siriani in Libano, se hai dormito con i pastori mongoli nella steppa o con le popolazioni Himba nel deserto del Namib, e poi mediti sugli sguardi, i volti, i paesaggi immortalati nelle tue fotografie, allora non puoi non chiederti se esista qualcosa che si possa chiamare “anima del mondo”.

Per esempio, non puoi non chiederti se ci sia qualcosa di comune a tutti quei differenti volti che dia significato all’aggettivo “umano”, qualcosa che resta costante al di là delle enormi differenze da una cultura e un’altra. In questo senso, Ritratto dell’anima del mondo può essere visto come un’appendice filosofica al mio ultimo libro Oltre e un cielo in più che racconta il mio lungo viaggio dalla Scozia al Giappone per terra e per mare e descrive come variano le culture andando da Occidente a Oriente attraverso sentieri non turistici.

Ritratto dell’anima del mondo ha comunque una forte impronta filosofica…

Certamente, il libro è stato concepito avendo in mente una lunga tradizione del pensiero occidentale che considera il cosmo come dotato di un’anima. E’ una tradizione composita, nella quale sono presenti diverse versioni dell’idea di anima del mondo. Io ho immaginato quest’ultima come un complesso di tratti distintivi dell’universo, tratti che in qualche modo lo caratterizzano, proprio come un certo carattere caratterizza una persona e non un’altra.

Mi sono quindi chiesto: quali sono gli eventi che suggeriscono o rivelano alcuni di questi tratti distintivi del mondo? In che senso differiscono da altri eventi che si perdono nel flusso indistinto e ininterrotto del tempo? Come facciamo a individuarli? Vengono catturati con una fotografia? E perché ci emozionano?

E come ha dato risposta a queste sue domande?

La mia risposta si articola in parole e immagini: alcune fotografie di viaggi e reportage mi hanno aiutato a identificare alcuni dei modi di rivelarsi di un qualcosa che potremmo chiamare di volta in volta l’anima del mondo. Per esempio, in alcune immagini sono certi alberi a rivelare quest’ultima, nel senso che mostrano un particolare carattere distintivo dei fenomeni: la volontà, la brama di oggettivarsi, manifestarsi, vivere, che pervade il cosmo.

In altre immagini è il mare a rivelare l’anima del mondo offrendosi come sua metafora, o meglio come metafora di un universo dotato di anima. In altre immagini ancora si nota la presenza di gesti che sono uguali ovunque nel mondo e dunque rivelano un’anima comune di tutta l’umanità. Insomma, nel libro mostro in parole e immagini come certe cose o eventi suggeriscono l’esistenza di un’anima del cosmo.

In questo senso ne emerge un ritratto, che si va componendo attraverso un’analisi dei tratti comuni delle cose del mondo. Nel fare questo, il libro tocca alcune questioni che riguardano la fotografia stessa proprio perché l’analisi si avvale delle fotografie.

Quindi il libro può interessare gli appassionati di fotografia?

Assolutamente sì. Il libro riflette su come la fotografia può catturare certi istanti che più di altri suscitano la nostra immaginazione, che ci “animano”, appunto, rivelando più di altri l’essenza profonda delle cose.

Perché è necessario ripensare il concetto di anima mundi oggi?

Questa è una domanda molto importante. Premetto che l’anima mundi è un concetto chiave soprattutto nel neo-Platonismo e dunque nella filosofia rinascimentale, sebbene trovi un’eco in altri contesti, perfino nei poeti romantici. Per il neo-Platonismo l’intero universo ha un’anima, come fosse un enorme essere vivente, e quest’anima informa tutte le cose. Significa che la posso riconoscere in un volto, in un albero, nel mare, nei fenomeni…

Giordano Bruno usava una metafora per esprimere questa idea: paragonava le anime degli esseri viventi a un’infinità di frammenti di un grande specchio infranto che rifletteva l’anima del mondo. Nella sua metafora non solo il grande specchio ma anche ogni frammento di esso contiene l’immagine dell’anima del mondo tutta intera. Insomma, l’anima del mondo si moltiplica all’infinito nelle innumerabili anime delle cose.

Non solo certe epoche storiche ma anche certe culture animiste, pensi allo sciamanesimo o agli Indiani d’America, hanno attribuito un’anima alle cose. Nella civiltà Occidentale questo stile di pensiero si è estinto: con il Cristianesimo e con Cartesio abbiamo privato dell’anima cose come un bosco o un animale o un fiume. E una volta che queste cose hanno perso l’anima il vuoto lasciato è stato riempito dal valore economico.

Ma se il valore di una foresta è soltanto economico, se non possiede un’anima, allora ecco che possiamo distruggerla per puri interessi economici. Il mio libro riporta il lettore alla possibilità di “ripensare” il mondo in un modo differente. Questo non significa che dovremmo ritornare a vivere come vivevano altre civiltà, ma semplicemente che dovremmo prendere coscienza di pensieri alternativi e comprendere che il nostro stile di pensiero sta distruggendo la Natura minacciando la nostra stessa esistenza.

Nel libro le sue riflessioni intrecciano filosofia, racconto di viaggio, poesia e fotografia. Quanto ciascuna di queste componenti è stata essenziale nella costruzione del testo permettendole di esprimere i suoi pensieri?

Tutte quante queste discipline sono state essenziali, e questo forse è ciò che rende il libro originale. Attingo da diverse fonti per mostrare come riconosciamo alcuni tratti che sono comuni a tutte le cose e che muovono la nostra immaginazione. Lo faccio in maniera semplice, breve e accessibile a tutti.

Alla luce della situazione attuale a livello ambientale, come dovremmo reindirizzare lo sguardo e rapportarci così al mondo, alla sua anima, per comprenderlo e in qualche modo affrontare anche l’enorme emergenza climatica che viviamo?

Dovremmo riabituarci a dare alle cose un valore che non sia solo quello esclusivamente economico. Questo significa restituire un’anima alle cose, per esempio ricordandoci che ogni luogo ha un suo spirito, cioè una sua storia, un suo equilibrio peculiare delle cose che lo compongono, un suo ritmo come parte del tutto. Questo corrisponde a un altro tipo di sguardo.

Pensi a un bosco: ha un ritmo vitale che dipende dagli uccelli e dai mammiferi che diffondono i semi dei suoi grandi alberi, dal sottobosco che crea l’ombra per le nuove piantine, dalle relazioni tra le specie vegetali che vi crescono, dalla presenza dei carnivori che limitano i danni degli erbivori. L’uomo ha quasi ovunque distrutto questo equilibrio creando boschi monospecie che ora sono malati in tutta Europa perché meno resistenti alle specie aliene di coleotteri, batteri e virus.

Quello che ci serve è ripensare i boschi come organismi viventi con una loro vita e un loro equilibrio peculiare. Con un’anima quindi, intesa in senso lato, che occorre saper vedere.

A chi è rivolto il suo libro?

Filosofi, fotografi, viaggiatori, artisti tutte queste categorie di persone possono beneficiare della lettura del libro.

Che progetti ha per il futuro?

Per adesso portare in giro per l’Italia il mio progetto “Ritratto dell’anima del mondo”, che si compone di una mostra fotografica itinerante per l’Italia, oltre che del libro. Si parte da Brescia per poi andare a Milano e Padova, e poi in altre città.

Immagini di: Pixabay

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