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Energie rinnovabili in calo

Energie rinnovabili in calo

Energie rinnovabili in caduta libera negli ultimi anni: dopo un aumento fino al 2014, si è registrato un consumo di energia elettrica ricavata da fonti green via via in diminuzione, un trend ancora in atto. Lo sostiene l’Istat con il suo “Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia. Prime analisi”. Ovvero: come sta messo il nostro paese nei confronti di questi SDGs, che sono i Sustainable Development Goals, cioè gli obiettivi comuni legati a uno sviluppo sostenibile nel pianeta fissati dalle Nazioni Unite e da raggiungere nel 2030.

Le Energie rinnovabili tra gli obiettivi delle Nazioni Unite

Tra gli obiettivi comuni dello sviluppo sostenibile, 17 in totale, come sconfiggere la povertà e la fame, ridurre le disuguaglianze, garantire l’istruzione e un lavoro dignitoso, il diritto all’acqua pulita e sana, ci sono anche loro, le energie rinnovabili e “accessibili”. Significa abbandonare le fonti inquinanti e dare a (veramente) tutti la possibilità di accedere a una energia pulita e sostenibile.

Entriamo nel dettaglio di ciò che succede in Italia. Con il suo rapporto l’Istat racconta che nel nostro paese, negli ultimi dieci anni, la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato una crescita rapida, dal 13,8% del 2005 al 37,3% del 2014. Ma gli ultimi due anni segnano un’inversione di tendenza e la percentuale di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili diminuisce fino a raggiungere il 33,1% nel 2016.

Non solo. Oltre ad avere complessivamente livelli inferiori di energia sostenibile rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, in Italia è scesa con il tempo progressivamente l’intensità energetica: tra il 2006 e il 2016, si è passati da 13,2 a 98,4 chilogrammi equivalenti petrolio per 1000 Euro di Pil.

Energie: aumenta la povertà energetica

Il rapporto segnala poi che nel Belpaese sempre più famiglie (soprattutto al sud e nelle isole, meno al centro e in particolare al nord) hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente la loro abitazione, in una percentuale che passa dal 10,8% ne 2009 al 21,3% del 2012, attestandosi attorno al 16% negli ultimi 4 anni, probabilmente anche per i prezzi alti di gas e elettricità.

Si ventila una vera e propria “povertà energetica” di chi non ha i mezzi per avere la casa calda in inverno, ma anche fresca d’estate quando le temperature si fanno soffocanti, come succede sempre più spesso per via del riscaldamento globale. Una situazione certo un po’ inquietante, per un paese moderno e avanzato (o presunto tale) come dovrebbe essere il nostro.

Altri numeri confermano i dati Istat e arrivano dal Gse, il Gestore servizi energetici che parla di un mix energetico in Italia, in cui le rinnovabili spiccano per il loro calo complessivo, in relazione agli anni 2016/2017. Infatti nel 2016 le fonti pulite (anche se sono la seconda scelta per la produzione di elettricità dopo il gas naturale) erano del 38,85%, 36,60% l’anno successivo.

Si può fare di più, per le energie rinnovabili, ma ora

Già la Iea, l’agenzia internazionale dell’energia, aveva constatato con preoccupazione che gli investimenti in energia rinnovabile si stanno assottigliando a livello globale, fino al 7% nel 2017. Mentre, e per la prima volta dal 2014, si nota un aumento di ricorso ai combustibili fossili, che sembrano destinati a resistere ancora a lungo nello scenario energetico globale. Il rapporto è 318 miliardi di dollari per le fonti green, 790 miliardi per gli altri.

La politica dovrebbe scendere in campo in modo più massiccio nel rinnovabile, implementando (anziché diminuire) eventuali incentivi per una scelta sostenibile nell’energia. Se non ora, quando, per dare una svolta green al pianeta? I tempi stringono e ci soffocano.

Foto: PIXABAY

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